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Home›Artigianato›L’arte pastorale dell’intaglio del legno

L’arte pastorale dell’intaglio del legno

By admin
30 Novembre 2020
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Le cucchiàre di legno decorate, espressione “gentile” della cultura pastorale, sono una testimonianza quanto mai singolare e rappresentativa delle possibilità, in vero scarse, che i pastori avevano di estrinsecare le proprie inclinazioni artistiche in un mondo privo di mezzi di comunicazione (con i quali, come oggi, potessero ingannare il tempo).

Le cucchiàre di legno decorate, espressione “gentile” della cultura pastorale, sono una testimonianza quanto mai singolare e rappresentativa delle possibilità, in vero scarse, che i pastori avevano di estrinsecare le proprie inclinazioni artistiche in un mondo privo di mezzi di comunicazione (con i quali, come oggi, potessero ingannare il tempo). Al contrario di altre lavorazioni manuali pure tipiche di tali ambiti, come lo zufolo o il fischietto, le cucchiàre decorate non venivano realizzate con un fine preciso e, a differenza di quelli che pure dovevano emettere un suono, non avevano una precisa destinazione d’uso (non dovevano essere necessariamente adoperate per mangiare). Piccole opere d’arte pastorale, le cucchiàre, prodotto della pratica dell’intaglio cui i pastori si dedicavano, erano il frutto più alto della maestrìa di questi nella realizzazione dei pochi attrezzi necessariallo svolgimento di alcune delle loro attività lavorative giornaliere (soprattutto quelle legate alle attività casearie, al seguito di mandrie e greggi).

Le cucchiàre nascono come oggetti di modeste dimensioni, probabilmente per il non “voler buttare” rami o parti del legno adoperato per la realizzazione di bastoni e mestoli da casari. Sono, infatti, spesso realizzate con lo stesso legno duro (per elezione il corniòlo, in dialetto lucano cùrnà:l) con cui veniva realizzato il bastone (crùkk, cròkk, ngìna, termini dialettali che derivano da “acrocoro” o da “uncino”, a indicare l’estremità apicale ad angolo di questi arnesi); ma più spesso con legni compatti (senza midollo) e teneri da lavorare (a stagionatura più lunga), come l’acero di campagna (detto òcchj:ne, forse a causa dei piccoli nodi a forma di occhio che presenta evidenti, una volta scortecciato). In realtà il legno adoperato non poteva che essere quello migliore tra i tanti disponibili nelle diverse aree geografiche.

 

 

Questa scelta, dunque, era legata agli areali di distribuzione delle singole specie vegetali, con i pastori “planiziali” che rivolgevano le loro attenzioni al leccio e all’ulivo, e quelli “montanari” che non potevano che rivolgersi al faggio. Le cucchiàre intagliate presentano, a differenza di bastoni e mestoli da lavoro, decorazioni geometriche in bassorilievo lungo il manico e sono sormontate da piccole sculture (effigi); il tutto ricavato dallo stesso ramo/pezzo di legno.

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